Quando il dipendente d’azienda incontra la mentalità imprenditoriale, nasce l’intrapreneur. Ne sentiremo parlare sempre più spesso, perché l’intrapreneur sta diventando una delle figure chiave per portare innovazione nelle aziende partendo dall’interno, anche in quelle più tradizionali. Andiamo a conoscerlo meglio.
Chi è l’intrapreneur?
Gli/le intrapreneur sono imprenditori e imprenditrici “interni”, ovvero dei dipendenti d’azienda capaci di conciliare le proprie attività lavorative quotidiane con l’applicazione di nuove idee di business, rinnovando l’organizzazione partendo dal basso. E lo fanno con creatività, inventiva, una forte spinta motivazionale e spirito di iniziativa.
L’intrapreneurship non è una novità, anzi, risale al 1978 quando due studenti americani, Gifford e Elizabeth Pinchot, ne parlarono per la prima volta a proposito della figura dell’intra-corporate entrepreneur (l’intra-imprenditore): “Gli intrapreneur sono sognatori che fanno. Coloro che si prendono responsabilità di creare un’innovazione di ogni tipo all’interno di un’organizzazione”.
Nel 1985 l’economista Norman Macrae definì meglio il concetto, però è solo negli ultimi anni che la figura dell’intrapreneur ha preso piede, in linea con la necessità delle aziende tradizionali di rinnovarsi e adattarsi alle nuove tecnologie. Mentre nascono nuovi modelli di business, ai dipendenti viene richiesto di allargare la propria visione d’insieme.
In più, il fenomeno dell’intrapreneurship va di pari passo con l’affermarsi dei Millennials nel mondo del lavoro. Sono i nati tra il 1980 e il 1994, persone creative e dinamiche che per loro natura sentono il bisogno di spostare i confini del mondo del lavoro tradizionale.
Intrapreneur, imprenditori e dipendenti d’azienda
Che differenza c’è tra un intrapreneur e un imprenditore? L’intrapreneur è un dipendente a tutti gli effetti, perciò lavora all’interno di un contesto aziendale già consolidato e può fare affidamento su uno stipendio regolare. Però l’intrapreneur è anche pronto ad assumersi responsabilità e correre rischi proprio come l’imprenditore, con la differenza che può contare su tutte le infrastrutture già presenti nell’azienda per concretizzare le sue idee di business. Ovviamente rispetto all’imprenditore non può gestire le proprie risorse finanziarie in piena autonomia, ma deve confrontarsi con le altre figure aziendali preposte ai finanziamenti.
Per coloro che hanno una mentalità imprenditoriale ma non si sentono sicuri o pronti per avviare un’attività tutta loro, l’intrapreneurship è un ottimo compromesso. Non importa che sia nel dipartimento marketing, contabilità, sales e così via. L’intrapreneur è un innovatore, e la sua volontà è quella di portare dei cambiamenti migliorativi all’interno dell’ambiente aziendale, a qualsiasi livello. Chi lavora, o ha lavorato, in un contesto organizzativo forse lo sa. Non tutti si accontentano di badare al proprio orticello e svolgere compiti circoscritti, seppure l’azienda non richieda nulla di più. È una questione di mentalità. Alcune persone non vogliono considerarsi come singoli pezzetti da inserire all’interno del puzzle aziendale ma sentono il bisogno di partecipare in modo fluido al rinnovo dell’organizzazione.
Come riconoscere un intrapreneur
L’intrapreneur “unisce i puntini” per trovare le sinergie tra settori, situazioni e processi che all’apparenza potrebbero sembrare agli antipodi. È una persona curiosa, ambiziosa e anticonformista, nel senso che non si accontenta di fermarsi al mandato ricevuto e sente il bisogno di uscire dalla propria comfort zone. Riconosce i problemi e non si lascia spaventare, anzi, vuole trovare nuove soluzioni per andare oltre al “si è sempre fatto così”! Fa domande, prende l’iniziativa e non perde l’ottimismo se il progetto non va a buon fine.
Gli intrapreneur si riconoscono per la loro tenacia e per la loro visione ampia e di lungo periodo. Sono disposti a fallire perché sanno che non commettere errori è sinonimo di staticità. Infatti considerano il fallimento come un’opportunità di crescita da cui trarre degli insegnamenti preziosi. In più, il ruolo dell’intrapreneur è importante anche a livello relazionale e motivazionale perché mette i settori aziendali in comunicazione tra loro, spingendo i team a migliorarsi e innovarsi.
Ma se posso contare su uno stipendio fisso garantito, perché dovrei prendermi tutte queste responsabilità? L’intrapreneur trova una soddisfazione non solo economica nel proprio lavoro, ma soprattutto personale. La motivazione interna è il vero motore che lo spinge ad essere proattivo ogni giorno e a credere in quello che fa. Ne va fiero, si sente utile e appagato, ma con la tranquillità di avere le spalle coperte dall’infrastruttura aziendale.
È ovvio però che la motivazione non basta se l’azienda che ospita l’intrapreneur non è pronta ad accoglierlo e supportarlo al cento per cento.
Perché le aziende dovrebbero sostenere gli intrapreneur?
Gli intrapreneur possono spaventare le organizzazioni più tradizionali, che fanno fatica ad accettare figure ibride e considerate fuori dalle righe. L’intrapreneurship da sola non funziona, serve un ambiente capace di valorizzare e dare spazio alle iniziative personali degli imprenditori interni.
In questi casi è necessario un cambio di mindset e un rinnovo della cultura aziendale, soprattutto in un periodo di forti cambiamenti come quello attuale che richiede una spinta all’innovazione molto forte. Il potere decisionale non può più essere accentrato nei soli vertici aziendali e bisogna aprirsi a un processo di tipo bottom-up, cioè di innovazione che parte dal basso, da quelle risorse interne che dimostrano un potenziale imprenditoriale. La sfida sta nell’imparare a riconoscere che queste figure possono davvero portare una boccata d’aria fresca all’interno dell’organizzazione, naturalmente se ben gestite.
Un dipendente con spirito imprenditoriale che si sente responsabilizzato, libero di proporre le proprie idee senza paura del giudizio, sapendo che il suo valore viene riconosciuto, si farà in quattro per realizzare il progetto e tiferà per la realtà di cui si sente parte integrante. L’azienda dovrebbe incoraggiarlo anziché ostacolarlo, il vantaggio è reciproco!
Come si può fare per incentivare gli intrapreneur? Oltre ad essere ben predisposte nei loro confronti, le aziende possono prendere alcuni accorgimenti. Ad esempio introdurre degli schemi di lavoro più flessibili e agili come lo smart working, in modo che non si sentano vincolati fisicamente all’ambiente di lavoro. Oppure possono lasciarli liberi di lavorare per progetti anziché imporre la timbratura del cartellino a orari prestabiliti.
Ecco perché le aziende dovrebbero sostenere gli intrapreneur. Per poter contare su persone proattive e creative, capaci di rinnovare l’organizzazione partendo dal basso e spinte da una forte motivazione personale. In più, essendo dipendenti conoscono le dinamiche interne come le loro tasche e sanno bene quali sono i processi da modificare e migliorare.